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Giustizia: muore suicida Paolino Maria Quattrone, provveditore delle carceri calabresi

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Night Raider
view post Posted on 25/7/2010, 13:06




Una fine sconvolgente. Si è sparato un colpo di pistola calibro 38 alla tempia. Così, nella tarda mattinata di ieri, si è tolto la vita Paolino Maria Quattrone, provveditore regionale della Calabria dell’amministrazione penitenziaria. Un gesto disperato che ha ammantato di tragedia una giornata cominciata male per il mondo carcerario calabrese con l’arresto di un agente di custodia in servizio a Palmi accusato di aver favorito affiliati alla ‘ndrangheta.
Quattrone si suicidato in località Pantano di Condofuri, accanto al ponte sulla fiumara Amendolea, a poche centinaia di metri dal villaggio “Costa dei Saraceni”, all’ingresso di Bova Marina, dove aveva una villetta e stava trascorrendo un periodo di ferie al mare con la famiglia. Secondo la prima ricostruzione dei carabinieri, il capo delle carceri calabresi, è uscito di casa intorno alle 11,30. Gli ultimi a vederlo in vita sono stati alcuni residenti dello stesso villaggio. Era in maglietta e pantaloncini e, secondo quanto riferito dai testimoni, aveva sottobraccio un plico arrotolato di documenti. Una circostanza che ha fatto pensare che stesse anticipando il rientro in città per lavoro. C’è stato uno scambio di saluti. Ai vicini Quattrone è parso particolarmente scosso. Gli stessi testimoni, così come quanti l’hanno incontrato negli ultimi giorni, avevano notato che era pallido e dimagrito. Nulla, comunque, poteva fare presagire il tragico epilogo.
Quattrone si è messo alla guida della sua Nissan Micra di colore rosso e si è allontanato. Intorno alle 13,30, al rientro dal mare, non trovandolo in casa e avendolo chiamato inutilmente al cellulare, è stata la moglie, Guglielma Puntillo, a dare l’allarme. In casa con la donna c’erano la figlia Valentina e una nipotina. L’attesa di notizie è durata poco più di un’ora, fin quando il corpo senza vita di Quattrone riverso sul sedile di guida della sua utilitaria è stato notato da un passante. La notizia della tragica fine del provveditore ha fatto il giro della Calabria provocando sconcerto. Ha raggiunto a Roma il figlio, Massimo, che lavora alla farmacia vaticana. Gli accertamenti in località Pantano sono stati svolti dai carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo.
Quattrone non ha lasciato alcun biglietto per spiegare i motivi del suicidio. Chi lo conosceva sostiene che negli ultimi tempi avrebbe avuto motivi di risentimento con l’amministrazione penitenziaria centrale legati anche all’iniziativa della Procura di Cosenza che aveva chiesto il suo rinvio a giudizio per abuso d’ufficio, nell’ambito di un’inchiesta su contrasti che il funzionario aveva avuto con il direttore del carcere di Cosenza in merito ai lavori di ammodernamento della struttura. “Questa vicenda giudiziaria - sostiene Mario Nasone, amico intimo ed ex responsabile dell’ufficio esecuzione esterna - gli aveva fatto perdere la pace e la tranquillità”. Ieri mattina Nasone ha incontrato l’amico al bar vicino all’ingresso del villaggio turistico. Non poteva presagire che sarebbe stato il loro ultimo incontro. Davanti a una tazzina di caffè Quattrone ha ribadito la sua inquietudine di servitore dello Stato che si sentiva tradito: “Mi ha ripetuto - racconta Nasone con la voce rotta dall’emozione - che lui non meritava il trattamento che ha avuto”.
Quattrone, 56 anni, reggino, era provveditore in Calabria da dieci anni. Alle spalle aveva una lunga esperienza nel settore dell’amministrazione penitenziaria. Era stato direttore di varie carceri e successivamente aveva diretto la scuola di polizia penitenziaria di Cairo Montenotte (Savona). Prima di svolgere lo stesso incarico in Calabria era stato provveditore regionale in Umbria. “È una notizia che ci sconvolge - ha affermato Domenico Capece, segretario del Sappe - perché inaspettata e perché avevamo avuto modo di apprezzare la serietà e la preparazione del dott. Quattrone nei lunghi anni di servizio”.
L’arcivescovo di Cosenza, Salvatore Nunnari, ha dichiarato: “Costernato, voglio ricordare l’amico fraterno Paolo Quattrone, uomo di adamantina coscienza che ha risollevato le sorti delle carceri calabresi puntando sull’eccellenza che tutti noi conosciamo a Laureana di Borrello. Personalmente gli sono grato perché ha salvato tanti giovani che dalla delinquenza avevano visto distruggere la loro vita. Oggi sono studenti universitari e hanno riacceso nella loro vita la speranza. Quella speranza che si è affievolita negli ultimi tempi, per le cattiverie degli uomini, nel cuore di Paolo”


Fonte: www.ristretti.org



Un caro ricordo ad un uomo che si è sempre distinto per competenza e correttezza, col quale ho condiviso una parte del mio cammino.
 
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