Si infiamma la polemica attorno al mancato utilizzo in posti di responsabilità degli Ufficiali del disciolto Corpo degli Agenti di Custodia. Il quotidiano on line Polpen.it ha intervistato il Generale B. Alfonso Mattiello che al momento è il responsabile del GOM.
Generale quanto sono al momento gli Ufficiali del disciolto Corpo degli Agenti di Custodia?In tutto sono 34 unità, molti dei quali rivestono il grado di Generale di Brigata la restante parte quello di Colonnello e Tenente Colonnello. Le promozioni a ruolo aperto, previste dalla Legge di riforma del 1990, hanno consentito a tutti di raggiungere i gradi apicali soprattutto perché le Commissioni di avanzamento hanno ritenuto tutti meritevoli, anche quelli che non hanno ricoperto incarichi di rilievo o comunque connessi al grado rivestito.
L'Amministrazione è come se avesse detto agli Ufficiali prendetevi i gradi e tacete?In effetti sembra proprio così. Con il passare degli anni gli Ufficiali sono stati esautorati da tutti gli incarichi che avevano, soprattutto nella Direzione Generale del Personale e della Formazione, che fino alla metà degli anni '90 era in pratica coordinata da Ufficiali che dirigevano i vari reparti.
Possiamo ricostruire un po' la situazione attuale?Il Corpo di Polizia Penitenziaria istituito con la Legge del 1990 è stato per circa 10 anni, fin alla Legge n.146 del 2000, un Corpo acefalo, senza ruoli direttivi e dirigenziali. L'istituzione di ruoli apicali è stata fortemente voluta dalle Organizzazioni Sindacali e subita dall'alta dirigenza amministrativa che ha di fatto ritardato di anni l'istituzione e l'assunzione dei Commissari. I funzionari del corpo, soprattutto gli appartenenti al ruolo ordinario, sono stati assegnati negli Istituti con le funzioni di Comandante del Reparto, in un settore dove è assolutamente indispensabile disporre dell'esperienza e della specifica preparazione professionale che permetta la gestione di contingenti spesso formati da migliaia unità.
Il Corpo di Polizia Penitenziaria non avendo poi organismi autonomi di coordinamento periferico e centrale è assimilabile nell'organizzazione, più che ai Corpi di Polizia ai Corpi di Polizia Municipale"Vigili urbani", dove i vigili di un comune, pur indossando la stessa uniforme dei colleghi non hanno con quest'ultimi nessun legame, dipendendo da sindaci diversi.
Nello stesso modo gli agenti di polizia Penitenziaria, che svolgono servizio negli istituti Penitenziari non avendo nessun organismo autonomo di raccordo con i colleghi che prestano servizio in un altro Istituto magari situato nella medesima città. Questo accade anche perché all'interno dei Provveditorati non esiste nessun ufficio diretto da un funzionario del corpo che si occupi delle problematiche del personale di Polizia Penitenziaria.
Tutto ciò che riguarda l'autonomia funzionale del corpo, dall'acquisto della biancheria intima, alle armi, ai mezzi blindati per le traduzioni, gli equipaggiamenti antisommossa, le uniformi, viene deciso da funzionari o dirigenti che non appartengono al Corpo e che, in alcuni casi, non hanno mai diretto un Istituto penitenziario.
Per quel che riguarda gli Ufficiali, è vero che molti di loro sono stati assunti con il concorso del 1989 e che, quindi, non hanno molta esperienza in materia, ma potevano essere impiegati nelle Scuole, negli istituti Penitenziari ed in altre strutture che la legge del 1990 assegna la Corpo di Polizia Penitenziaria e, che in realtà, non sono mai state istituite.
Ci fa qualche esempio?Posso fare riferimento al centro di Reclutamento degli agenti di Custodia che ha funzionato come Direzione autonoma fino a metà degli anni '90, e che è stato soppresso per impedire che continuasse ad essere diretto da Ufficiale, così come era accaduto per tutti gli anni precedenti.
Quindi il No agli Ufficiali a cosa è dovuto?Non saprei visto che gli ufficiali sono stati sempre impiegati nelle situazioni più delicate che l'Amministrazione Penitenziaria ha dovuto gestire negli ultimi trent'anni, dalle rivolte negli istituti penitenziari degli anni '80, alla gestione di situazione detentive di particolare importanza e, non ultimo, alla direzione di istituti penitenziari, così come accadde per il Gen. Uccello, il quale è stato Direttore dell'Istituto penitenziario di Santa Maria Capua Vetere fino alla sua morte.
Ma in questi anni gli Ufficiali hanno continuato a formarsi o sono stati fermi alla preparazione ed alle competenze che avevano?Gli Ufficiali hanno partecipato ai corsi di Alta Formazione per i dirigenti di tutti gli altri corpi di Polizia ad ordinamento militare e civile presso la Scuola Interforze di Roma e, pur avendo conseguito titoli molto ambiti negli altri Corpi, non sono quasi mai stati impiegati dall'Amministrazione.
L'organico previsto dalla Legge n.146/2000 per il Corpo di Polizia Penitenziaria è di circa 44.000 unità, inoltre prevede 4 Dirigenti Superiori ed 8 Primi Dirigenti in più 500 funzionari circa. Iil Corpo forestale dello Stato, per fare un esempio, con un organico complessivo inferiore alle 10.000 unità, ha 2 Dirigenti generali (Capo e Vice Capo), 14 Dirigenti Superiori, 50 Primi Dirigenti e 600 funzionari.
Un'altra delle singolarità della nostra organizzazione è che il Corpo degli Agenti di Custodia aveva come organismo di raccordo periferico i Comandi Regionali, con scarse competenze, soppressi nel 1990, mentre lo stesso organismo è stato istituito dai Carabinieri, Guardia di Finanza e Corpo Forestale dello Stato.
Considerato lo stato di totale disorganizzazione del Corpo e la conseguente necessità di provvedere ad una sua riorganizzazione cosa sarebbe opportuno fare?Sarebbe il caso di riprendere i DDL presentati nelle ultime legislature da parlamentari appartenenti ai diversi schieramenti politici, i quali hanno previsto quasi tutti una riorganizzazione con una Direzione Generale e con le Direzioni Regionali dei servizi di Polizia penitenziaria istituite all'interno dei Provveditorati.
In effetti, pur rimanendo inalterata la dipendenza funzionale del Comandante del Reparto dal Direttore dell'istituto, dovrebbe realizzarsi un modello organizzativo tale da consentire al Corpo di avere la propria autonomia funzionale, principio ispiratore delle prime rivendicazioni degli Agenti di Custodia ai tempi del COGER del Maresciallo Barbato.
Qualora l'Amministrazione volesse, poi riutilizzare e quindi meglio impiegare gli Ufficiali, potrebbe utilizzare le loro capacità in attesa che i funzionari del Corpo di Polizia Penitenziaria giungano alla carriera dirigenziale.
Infine vorrei approfittare dell'opportunità per ricordare che all'indomani della riforma del 1990 l'allora Capo del Dipartimento, Pres. Nicolò Amato, su precise richieste degli Ufficiali, riaffermò il principio che gli stessi costituivano un ruolo ad esaurimento della Polizia Penitenziaria e che quindi il loro status era civile, così come per tutti gli appartenenti al Corpo.
Lo status civile fu riconosciuto per anni agli ufficiali tanto che, alcuni di loro, erano iscritti alle Organizzazioni sindacali, ricoprendo anche, al loro interno, ruoli importanti.
Nel 1994, quattro anni dopo la riforma, venne fuori un parere non vincolante del Consiglio di Stato che ribaltò le affermazioni del Pres. Amato, riaffermando lo status militare degli Ufficiali; in quel caso l'Amministrazione si adeguò perentoriamente al parere del consiglio di Stato e gli Ufficiali ripresero le "stellette".